Questa natura morta giovanile risale al 1866. Il teschio, il libro, il fiore e il candeliere sono tutti attributi di vanità. Vi si trova la pennellata grassa e vivace degli inizi di Cézanne: egli stende i colori con la spatola, realizzando una sostanza pittorica che ricorda i suoi primi ritratti, specialmente quelli dello zio Dominique. È interessante notare che Paul Cézanne non dipinge quasi più vanità dopo questo periodo giovanile. Vi ritornerà solo molto tardi, sentendo forse che la fine si avvicina inesorabilmente. Produrrà allora, dal 1898 al 1906, una serie di teschi sulla base di quelli che aveva nel suo atelier. Queste opere sono molto diverse dalla prima vanità: svincolate da riferimenti “letterari”, il fiore, il libro, più che vanità nel senso classico del termine sono una riflessione, una meditazione sulla morte. Su questo soggetto Cézanne farà diverse pitture a olio ed acquerelli, variando le composizioni, sempre più strutturate, come per cercare di comprendere meglio i misteri della morte.